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Terzo settore, sempre più social

08 Settembre 2014 | commenti

Terzo settore, sempre più social

La comunicazione digitale nel mondo del non profit sembra funzionare sempre meglio. I social network (Facebook, Twitter, Youtube, Instagram, Google+, Linkedin) non sono snobbati dalle organizzazioni del terzo settore, che sempre più ne sanno cogliere le opportunità per farsi conoscere e seguire, sensibilizzare il pubblico verso i valori e progetti sostenuti nonché raccogliere fondi per le proprie cause.

L’argomento è stato oggetto di una recente ricerca, “La comunicazione digitale nel nonprofit: usi, rischi e opportunità”, realizzata dalla Fondazione Sodalitas (nell'ambito del programma Soliditas Social Innovation 2014). Risultato: solo l’11% delle oltre 200 realtà non profit intervistate dichiara di non utilizzare i social, mentre il 58% lo ritiene un'esperienza positiva.

L’indagine condotta da Fondazione Sodalitas, in collaborazione con l’Istituto italiano della donazione, punta a indagare le modalità, la frequenza e gli obiettivi con cui il terzo settore si avvale di questi nuovi mezzi-opportunità che sono i social network e il crowdfunding.

Il campione delle Ong (209 in tutto) che hanno risposto ai quesiti somministrati dalla Fondazione erano soprattutto associazioni (38%), organizzazioni di volontariato (19%), cooperative sociali (14%), fondazioni (13%) e organismi non governativi (9%).

Vari anche i settori di attività delle realtà rispondenti: al primo posto i soggetti operanti nell’ambito dell’assistenza sociale (24%), poi della cooperazione e solidarietà internazionale (19%), quindi dell’educazione e formazione (15%) e dell’assistenza sanitaria (13%), con sostegno alle persone portatrici di disabilità (17%), all’infanzia e ai giovani (13%) e alle popolazioni nei Paesi in via di sviluppo (12%).

Cosa cerca il terzo settore nei social network? Al primo posto, più visibilità (80%) e sensibilizzazione per la propria causa sociale (65%), trovando più spesso la prima (90%) che la seconda (47%). Il 28% dei rispondenti utilizza i nuovi mezzi per ottenere fondi o donazioni a sostegno delle proprie attività, anche se non sempre ne ha ricavato un beneficio concreto (11%).

Il più amato dal terzo settore è decisamente Facebook (86%, contro il 50% di Youtube, il 47 % di Twitter, il 27% di Google+ e il 23% di Linkedin).

L’utilizzo dei social network è dunque diffuso, c’è familiarità e pochi sembrano essere i problemi correlati, dato che il 58% del campione ha dichiarato di non aver mai incontrato complicazioni. Chi invece ne ha riscontrato problemi (42%) ha avuto difficoltà relative al tempo (69%) e alle risorse umane (46%) da dedicare al loro impiego.

Il 74% delle organizzazioni che ha affermato di essere “fuori dai social network”, soprattutto per problemi di risorse (57%), sta comunque valutando di entrarci a breve.

Poche sono invece le realtà che hanno dimestichezza con il crowdfunding: solo il 19% del campione ha realizzato una raccolta fondi via internet e social. Ad approfittarne paiono essere soprattutto le Ong (53%) e le fondazioni (26%), seguite dalle cooperative sociali (6%), per lo più richiedendo cifre sotto i 5mila euro. Il crowdfunding consente di sfruttare i canali web e social anche per la raccolta fondi e per questo viene considerato positivamente (62%), non senza qualche dubbio sulle sue criticità, riferite soprattutto ai pagamenti online per i quali c’è ancora diffidenza (44%) e al periodo di crisi economica diffusa (35%).

In generale, la ricerca 2014 della Fondazione Sodalitas conclude che in un anno, dal 2013 al 2014, è aumentata la fiducia e la presenza degli enti non profit sui social network. Il dato degli assenti è infatti sceso dal 19,5% all’11%. Sempre più enti lo considerano una buona via per pubblicizzare e ottenere donazioni (dal 15% del 2013 al 28% del 2014).

Se Facebook, tra i più usati, ha rafforzato il proprio primato, interessanti sono i dati di crescita di Linkedin (passato dal 14,3% al 23%) e Google+ (dal 15,8% al 27%).

In definitiva, il 58% delle organizzazioni non profit intervistate dichiara l’uso di questi mezzi un’esperienza positiva, contro il 54% dell’anno passato. Il futuro del terzo settore è quindi sempre più “social”.