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Gruppo Comunale AIDO "Simone Gelmetti" - Lazise

Risposte ai tuoi dubbi

23 Marzo 2013 | commenti

Quando avviene la donazione degli organi?

La donazione  può avvenire per le persone che hanno subito un grave danno cerebrale (trauma cranio-encefalico, emorragia cerebrale, ictus ischemico, etc.) solo dopo che, una volta ricoverate nel reparto di rianimazione, si sono fatti tutti i tentativi possibili per salvare la persona e solo dopo che si è constatato con esami clinici e strumentali che il cervello è morto e che non potrà mai più funzionare a causa della completa distruzione di tutte le sue cellule.
La donazione può avvenire cioè solo dopo la morte.
In tal caso la morte deve venire certificata da parte della “Commissione per l’accertamento di morte”.

Come fanno i medici a sapere che una persona è davvero morta?

Eseguono una serie di accertamenti clinici e strumentali che portano a rilevare contemporaneamente:

  • stato di incoscienza
  • assenza di riflessi e reazioni a stimoli dolorifici
  • assenza di respiro spontaneo
  • assenza di attività elettrica di origine cerebrale (il cosiddetto “elettroencefalogramma piatto”)

Tutto ciò si effettua dopo che il medico rianimatore ha segnalato alla direzione sanitaria del proprio ospedale il possibile stato di morte encefalica di una persona.

A quel punto, la direzione sanitaria ha l’obbligo di convocare la “Commissione per l’accertamento di morte”, che è composta da 3 medici (un medico legale, un anestesista-rianimatore ed un neurologo esperto in elettroencefalografia). Se la Commissione è concorde sullo stato di morte encefalica inizia il periodo di osservazione della stessa.  Vengono condotti tutti gli accertamenti e i controlli necessari per certificare lo stato di morte encefalica (cessazione irreversibile di tutte le funzioni encefaliche) previsti dalla legge n° 578 del 29 dicembre 1993 e dal decreto del Ministero della Sanità dell’11 Aprile 2008 (che sostituisce il n° 582 del 22 agosto 1994).  Tali accertamenti e controlli sono ripetuti per 2 volte durante il periodo di osservazione che deve essere protratto per un tempo non inferiore a sei ore.

        Cosa succede una volta accertata la morte?

Al termine del periodo di osservazione di sei ore, nel caso di donazione di organi, si mantiene la ventilazione artificiale in modo che il flusso del sangue non si interrompa e gli organi continuino a ricevere l’ossigeno.
In sala operatoria si effettuano i prelievi di organi e tessuti con un intervento chirurgico.
Se non c’è la volontà di donare  si sospende  la ventilazione artificiale, il cuore va in arresto in pochi minuti, e la salma viene trasferita in camera mortuaria.

Perché, in rianimazione, sembra che la persona in morte encefalica respiri?

É il ventilatore artificiale che produce questa impressione: immette ossigeno ed aria nei polmoni attraverso il tubo posizionato nella trachea della persona in morte encefalica (fase inspiratoria) poi, ciclicamente, il ventilatore si ferma ed i muscoli respiratori ritornano passivamente in stato di riposo (fase espiratoria).

In una persona morta il cuore può continuare a battere?

Si. La morte di una persona è determinata esclusivamente dalla morte del cervello, indipendentemente dalle funzioni residue di qualsiasi organo. Nel caso della morte cerebrale se si mantiene una respirazione artificiale, il cuore può battere ancora per alcune ore. La donazione è possibile solo in questi casi.

É possibile che qualcuno venga erroneamente dichiarato morto?

No, non è possibile: ogni caso di morte encefalica, inizialmente segnalato dal medico rianimatore, viene accuratamente valutato dai 3 medici specialisti che fanno parte della “Commissione per l’accertamento di morte”.     I controlli eseguiti  dalla Commissione durante il periodo di osservazione di sei ore, permettono di certificare con assoluta certezza la morte encefalica. A volte la notizia “miracolo” giunge attraverso la stampa e la televisione che scambiano, con grande leggerezza lo stato di “coma” con quello di “morte encefalica”.

Che cosa significa “morte encefalica” e che differenza c’è con il coma?

In caso di “morte encefalica” tutte le cellule del cervello sono morte e la condizione è irreversibile.  L’espressione da usare è “morte encefalica” e non “morte cerebrale” poiché non solo il cervello, ma anche il cervelletto ed il tronco dell’encefalo sono morti, sono morte cioè tutte le cellule nervose contenute nella scatola cranica.

 Nel “coma”, al contrario, le cellule sono molto sofferenti, ma ancora vitali e mandano chiari segnali rilevabili dall’elettroencefalogramma: la persona è ancora viva nonostante la perdita di coscienza, e viene curata in modo intensivo.
Lo stato di coma può evolvere verso una piena guarigione, in alcuni casi possono verificarsi guarigioni parziali, con danni permanenti (paralisi, difficoltà ad esprimersi), in altri l’evoluzione può essere infausta, tutte le cellule muoiono e si verifica la morte encefalica.

Quali organi e tessuti possono essere donati?

ORGANI: cuore, reni, fegato, polmoni, pancreas e intestino.
TESSUTI: cornee, cute, ossa, tendini, cartilagine, valvole cardiache e vasi sanguigni.

Tutte le persone possono donare gli organi?

Ogni persona può essere donatore, di organi o solo di tessuti.  Anche le persone con più di 80 anni possono donare, ad esempio, il fegato.
Lo stato di salute che precedeva la morte e la funzione degli organi durante le 6 ore di osservazione di morte encefalica vengono attentamente valutati dai medici prima di proporre la donazione e prima che vengano convocati i potenziali riceventi iscritti nelle liste d’attesa regionali.

Quale è l’aspetto della salma dopo la donazione?

Gli organi sono prelevati nel più grande rispetto della salma; il corpo non appare deturpato o mutilato e, dopo la donazione, si presenta uguale a quello di qualsiasi defunto che abbia subito un intervento chirurgico.
Anche quando vengono prelevate le cornee, che sono delle sottili pellicole trasparenti simili alle lenti a contatto, dopo il prelievo la salma apparirà assolutamente integra. La palpebra verrà mantenuta chiusa da un sottilissimo punto di sutura che risulta praticamente invisibile.

Che cosa consigliano le principali religioni in merito alla donazione degli organi?

Sebbene vi siano differenze tra gli specifici punti di vista, le principali religioni di fatto sono favorevoli alla donazione ed al trapianto di organi.  La sostengono e la incoraggiano sia per il suo valore etico, sia perché i trapianti servono alla vita.

Si possono donare organi da vivi?

Si. In alcuni casi Il trapianto può essere effettuato anche da un donatore vivente. È possibile infatti donare, in vita, un rene o parte del fegato, ad un familiare o ad una persona con la quale si abbia uno stretto legame affettivo. La legge Italiana ha regolamentato con attenzione la procedura che i medici devono seguire per garantire la trasparenza e la totale gratuità di tale donazione. Una valutazione clinica molto accurata permette di escludere che il donatore possa avere un peggioramento delle sue condizioni di vita  derivato dal prelievo.

  Oltre agli organi cosa si può donare in vita?

Per eseguire i trapianti, ma anche per poter attuare migliaia di altri interventi chirurgici, ogni giorno viene utilizzato un altro straordinario dono: il sangue. Per la donazione di sangue ci si può rivolgere ai Centri Trasfusionali e alle sezioni dell’Associazione AVIS.
Altre donazioni di cellule da vivente sono quelle relative al midollo osseo ed al sangue placentare. Sono operativi in Italia i Registri regionali dei donatori di cellule staminali ematopoietiche  (SIT) prelevate dal midollo osseo o dal sangue periferico,  che consente di trovare, in tempi contenuti, un donatore compatibile per malati affetti da varie forme di leucemia, linfomi o malattie genetiche come ad esempio la talassemia, quando non è presente un donatore all’interno della famiglia. Il Veneto è da sempre leader nazionale in questo campo grazie alla sensibilità dei cittadini ed all’ottima organizzazione della rete regionale dell’associazione ADMOR che si è diffusa capillarmente sul territorio.
Le donne che partoriscono negli ospedali e cliniche del Veneto possono donare il sangue placentare (che altrimenti verrebbe smaltito).                                                                    

Per quanto riguarda la tematica relativa alla conservazione delle cellule staminali operano in Regione tre Banche pubbliche, rispettivamente presso il SIT dell'Azienda Ulss n. 9 di Treviso, presso il SIT dell'Azienda Ospedaliero Universitaria Integrata di Verona e presso l'Oncoematologia Pediatrica dell'Azienda Ospedaliera di Padova, dove il sangue placentare donato nei reparti di Ostetricia viene inviato, sottoposto ai controlli di qualità  e conservato, per l’eventuale trapianto, in bambini compatibili affetti da malattie ematologiche gravi.

Tutti i modi per dire si Cosa è la dichiarazione di volontà?

La dichiarazione di volontà di donare i propri organi e tessuti dopo la morte serve a garantire che il cittadino esprima in modo chiaro e libero le sue intenzioni in merito all’eventualità di donare o meno gli organi dopo la morte. Essa può essere modificata in qualunque momento: l’ultima dichiarazione prestata in ordine di tempo sarà considerata valida.

Perché dare l’assenso alla donazione?

A volte evitiamo di porci l’interrogativo, ritenendo che il trapianto di organi sia estraneo alla nostra vita.
Ma dobbiamo sapere che:

  • donare i propri organi dopo la morte significa salvare vite umane
  • ognuno di noi o dei nostri cari potrebbe aver bisogno del trapianto di un organo

Esprimere in vita il consenso alla donazione degli organi e tessuti è una scelta consapevole. Possiamo informarci, parlarne in famiglia per condividere la nostra decisione ed essere sicuri che sia rispettata. In questo modo non lasceremo ai nostri cari la responsabilità di una decisione, facile per noi, ma difficilissima per loro.

  Come si esprime la volontà di donare?

La propria volontà di donare si può esprimere:

·         presso gli uffici preposti delle Aziende Sanitarie. Gli operatori rilasciano alla persona interessata una ricevuta.  I dati vengono immessi, da personale autorizzato ed in condizioni di sicurezza informatica, in una banca dati nazionale, ubicata presso il Centro Nazionale Trapianti (CNT), collegata con tutti i Centri di riferimento trapianti regionali. Questa banca dati viene interrogata dai medici in occasione di ogni osservazione di morte allo scopo di verificare con certezza se la persona abbia espresso in vita la propria volontà, favorevole o no alla donazione.
Ma ci sono anche altre modalità per esprimere la volontà di essere donatori:

·         Iscriversi all’AIDO (Associazione Italiana Donatori di Organi e tessuti) compilando, firmando e conservando tra gli effetti personali il tesserino che viene rilasciato. Per sapere quale è la sede più vicina dove esprimere la propria volontà, è possibile telefonare al numero 347 5051639 o consultare il sito del Gruppo AIDO “Simone Gelmetti di Lazise: ww.aidolazise.it
La tua dichiarazione verrà trasmessa alla banca dati del Ministero della salute.

·         Scrivere su un foglio, da tenere con sé, la propria dichiarazione con l’indicazione dei propri dati anagrafici (nome e cognome, data e luogo di nascita, codice fiscale, estremi di un documento d’identità, ad esempio carta di identità n..., rilasciata dal Comune di ...), apponendo data e firma.

Occorre informare i familiari della propria scelta?

É molto importante informare i propri familiari riguardo alla nostra scelta.
Se il cittadino ha espresso volontà positiva alla donazione, in caso di morte, i medici parleranno con i familiari e faranno si che questa venga rispettata. Il prelievo invece non verrà assolutamente effettuato se la persona ha espresso volontà negativa.
In caso di mancata dichiarazione di volontà, la Legge prevede che i medici chiedano ai familiari (coniuge non separato o convivente, figli maggiorenni , genitori) di interpretare la volontà del loro congiunto al momento della morte. Si procederà al prelievo degli organi solo se i familiari non si oppongono (riferimento normativo: legge n. 91/99, articolo 23).

In caso di minore età cosa succede ?

Se il cittadino è minorenne, la decisione sulla donazione degli organi spetta ai genitori che devono essere entrambi favorevoli perché possa essere effettuato il prelievo.