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La riforma del Terzo settore: l’appello di Cittadinanzattiva

13 Giugno 2017 | commenti

La riforma del Terzo settore: l’appello di Cittadinanzattiva

Oggi vi aggiorniamo a riguardo della riforma del Terzo settore, di cui avevamo già trattato in passato.

 

 

 

 

 

 

Nell’articolo dello scorso febbraio abbiamo parlato di come la legge del 6 giugno 2016 abbia puntato a riformare l’intero Terzo settore. Per le sue caratteristiche di legge delega, essa è stata completata nei mesi successivi tramite decreti attuativi che potevano essere presentati fino allo scorso 18 maggio.

 

Tale legge ha segnato una svolta nel sostegno delle attività del Terzo settore ma, nonostante ciò, l’associazione non-profit italiana Cittadinanzattiva ha ritenuto opportuno scrivere una lettera aperta indirizzata al sottosegretario del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Bobba per suggerire alcuni cambiamenti.

 

La lettera è a opera di Anna Lisa Mandorino, vice segretario generale di Cittadinanzattiva, e verte principalmente sull’articolo 5 comma 1 del Codice del Terzo settore dove sono elencate le attività che si considerano di interesse generale e che, se svolte, determinano l’inserimento nel Registro unico degli enti del Terzo settore.

 

La sig.ra Mandorino ritiene infatti che l’articolo sopracitato non sia esaustivo di tutte le attività di interesse generale svolte dalle organizzazioni del suddetto settore: per prima cosa perché alle attività di advocacy e tutela è attribuita minor rilevanza rispetto a quelle di erogazione di prestazioni e servizi, e in secondo luogo perché l’elencazione esclude attività molto importanti e pertinenti (come ad esempio attività di advocacy dei pazienti, attività connesse alla sicurezza degli edifici pubblici, alla promozione dell’attivismo civico, alla sensibilizzazione sulla violenza sulle donne, alla valutazione di servizi di pubblica utilità, tutela dei diritti dei consumatori).

 

Per questi motivi, la lettera avanza alcune richieste per modificare l’articolo 5, ossia:

 

·      al comma 1, sostituire la frase “promozione e tutela dei diritti umani e dei diritti civili” con “promozione e tutela dei diritti, in particolare di quelli sociali, di quelli politici, di quelli umani e di quelli civili” al fine di comprendere un maggior numero di categorie;

 

·      introdurre un riferimento relativo alle “iniziative che mirano alla difesa e all’accessibilità, intese come uguaglianza nell’accesso, ai beni comuni”;

 

·      introdurre un riferimento relativo alle “iniziative di sostegno ai soggetti in condizione di debolezza”;

 

·      introdurre un riferimento relativo alle “iniziative a tutela dei diritti dei consumatori e degli utenti dei servizi di pubblica utilità”;

 

·      eliminare il riferimento al comma 1 relativo alle “prestazioni e servizi che devono essere garantiti dallo Stato gratuitamente e a carico della fiscalità generale”; questo perché, posto in questo modo, il riferimento potrebbe dar luogo ad una logica sostitutiva e non complementare nel ruolo dei soggetti di Terzo settore nell’erogazione di prestazioni LEA (livelli essenziali di assistenza) oppure potrebbe far sì che, in caso di logica complementare, le organizzazioni di Terzo settore non possano occuparsi di ciò che non è presente nei LEA ma che va a beneficio della tutela della salute dei cittadini.

 

 

 

 

E tu cosa ne pensi del Codice del Terzo settore? Credi che sia una legge completa o hai qualche suggerimento per renderla migliore? Faccelo sapere nei commenti!