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I 5 step per creare una strategia di crowdfunding di successo

12 Aprile 2017 | commenti

I 5 step per creare una strategia di crowdfunding di successo

Il crowdfunding, negli ultimi anni, è diventato uno dei pilastri della sharing economy: vediamo come attuare una strategia di crowdfunding di successo.

 

Da una ricerca del 2015 realizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in collaborazione con TIM, emerge che il crowdfunding è una pratica in continua crescita nel nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda i progetti culturali e sociali. Tra il 2014 e il 2015 le piattaforme per la raccolta fondi sono raddoppiate e i progetti pubblicati sono aumentati del 67% mentre le campagne di enti non profit sono cresciute del 34%.

Nonostante ciò, il fallimento è sempre dietro l’angolo ed è per questo che ogniqualvolta un’associazione voglia raccogliere fondi tramite questa tecnica, essa deve innanzitutto progettare una strategia ad hoc, pianificando anche la fase precedente e quella successiva alla campagna. Spesso molte piattaforme di raccolta fondi fanno l’errore di lasciar intendere alle organizzazioni che basti pubblicare online il loro annuncio affinché sia finanziato, e ciò purtroppo decreta il fallimento sia di buoni progetti che delle piattaforme stesse.

Ma come possiamo partire per creare la nostra strategia di crowdfunding? Vediamolo insieme.

1 – CREAZIONE DI UNA COMMUNITY

Sebbene generalmente gli obiettivi di un’organizzazione non profit siano tra i più nobili, se essa non è riuscita a costruirsi una community prima di lanciare una campagna c’è buona probabilità che il suo progetto fallisca.

Le associazioni devono iniziare a lavorare molto prima del lancio della campagna, tramite delle strategie di social media marketing con le quali, grazie alla creazione di contenuti interessanti e coinvolgenti e la loro sponsorizzazione sui social, riescano ad attirare potenziali donatori.

2 – SEGMENTAZIONE DEGLI UTENTI

Una volta ultimata la creazione della community, l’associazione deve avere la consapevolezza del fatto che non tutti gli utenti sono uguali: ci sono coloro disposti a finanziare immediatamente i progetti e altri, la maggior parte, che non si convinceranno fino a che non otterranno sicurezze da parte dell’organizzazione.

Come ci insegna Everett Rogers con la sua curva di adozione del prodotto (che è applicabile a qualunque cosa, anche al processo di circolazione delle idee o, in questo caso, ad una campagna di crowdfunding) nella fase iniziale di un progetto è cruciale individuare quelli che sono gli adottatori precoci, ossia coloro che sono disposti a finanziare il progetto immediatamente e a diffondere l’idea anche alle altre persone.

3 – ASSICURARSI DI RAGGIUNGERE IL 30% DEL BUDGET NEL MINOR TEMPO POSSIBILE

Quando un’associazione lancia il suo progetto funge da trendsetter, da portatrice di innovazione, mentre i finanziatori sono spesso dei trendfollowers, ossia coloro che credono e sostengono l’innovazione ma non la creano autonomamente; per effettuare delle donazioni hanno quindi bisogno di certezze. Quando viene lanciato un progetto spesso si fa l’errore di indirizzare la comunicazione a tutti gli utenti della community, ma nel momento in cui vedranno che i finanziamenti sono a 0€, la maggior parte di essi saranno scoraggiati a elargire una donazione.

Per questo motivo l’organizzazione deve puntare a raggiungere al più presto possibile il 30% del budget totale che si è prefissata, e per farlo deve targettizzare le prime comunicazioni quasi totalmente verso gli adottatori precoci: essi sono coloro su cui puntare, la parte di pubblico che più si avvicina ai trendsetters e che saranno disposti a donare del denaro anche se nessuno l’ha ancora fatto.

4 – BASARE LA COMUNICAZIONE SUL LATO EMOTIVO

Spesso vediamo dei progetti molto interessanti e utili che però non vengono finanziati: è frequente che la comunicazione delle associazioni non profit faccia leva sulla parte razionale delle persone, diffondendo informazioni utili ma non sufficienti a far scattare nell’utente il trigger che porterà alla donazione.

La chiave qui è utilizzare uno storytelling emotivo tramite contenuti video impattanti capaci di creare un’esperienza per l’utente, nella quale si senta vicino al problema e grazie alla quale capisca che potrebbe essere parte di un cambiamento epocale.  

5 – CREARE UN SISTEMA DI RICOMPENSE

Per spingersi ancora oltre nel processo di comunicazione verso gli early adopters, l’associazione può creare una sorta di gamification con delle ricompense da elargire, ad esempio, ai primi N donatori oppure a coloro che donano una cifra superiore a Tot euro. Si potrebbe fornire qualcosa di materiale come ad esempio dei gadget oppure un premio simbolico come il ringraziamento pubblico degli utenti. Qui ogni associazione può ricorrere alla pura creatività per scegliere il tipo di ricompensa.

 E tu hai mai creato una campagna di crowdfunding per la tua associazione? Cosa ha funzionato e cosa è andato storto? Faccelo sapere nei commenti o inviaci una mail, aggiorneremo il post aggiungendo i tuoi consigli.